MA CHI TI CONOSCE?!

Conoscere – dal latino “cum – gnoscere” “con – cognizione/intelligenza/scienza” “apprendere con l’intelletto o la ragione il vero senso delle cose, avere idea, notizia di

Fatti gli affari tuoi” è forse il consiglio più bello, utile e sincero che qualcuno possa darti!

Fermi tutti! Questo non vuole essere un giudizio e nemmeno una volgarità, solo un’obiettività.

Hai presente quando sei di fronte ad una persona e non riesci a dire quello che pensi?o non hai il coraggio di dire quello che pensi? o ancora lo dici ma non vieni capito? oppure questa esprime un giudizio o un parere e tu nella tua testa pensi che questa non sa nulla di te?

Ecco che “fatti gli affari tuoi” sarebbe la risposta migliore per entrambi. 

La conoscenza e l’espressione di sé sono tra le cose più belle e complesse della vita. Sono processi che non hanno termine e buona parte del lavoro sta nel riconoscere che non c’è un arrivo, non c’è una conoscenza, non c’è un modo per conoscere davvero né noi né l’altro.

Il meccanismo è complesso, i fattori che interferiscono con questa situazione sono molti e le soluzioni visibili poche.

Vuoi esprimere te stesso? “Ovviooo, io lo faccio” E invece poi.. insegnamenti, abitudini, sensi di colpa, frustrazione, paura, giudizio e chi più ne ha più ne metta e rimani bloccato lì dove sei.

“Dai non è fattibile esprimere se stessi in questo mondo! Devo lavorare io, ho una famiglia da mantenere” e questa è un altro aspetto della situazione. La cattiva gestione dello stress e la ripetizione delle stesse cose porta il cervello ad usare sempre le stesse frequenze d’onda e le stesse informazioni. Mentre il cervello dovrebbe usare frequenze diverse a seconda dell’attività che deve svolgere, in uno stato di stress alterato anche questa funzione è mutata e non segue più la necessità fisiologica di cambiare modalità per fare cose differenti. Ovvio che è impossibile esprimersi, è impossibile cambiare (frequenza) per la mente in quella modalità.

Il cervello ha un’infinità di informazioni al suo interno. Basti pensare che possiede milioni di neuroni ognuno dei quali dotato di dendriti diversi tra loro che possono dialogare in maniera differente con gli assoni degli altri neuroni, quindi la variabilità sinaptica (il dialogo tra neuroni) non è mai identico. Questa funzione in uno stato di stress alterato viene persa, per questione di sopravvivenza il cervello usa solo degli automatismi, non ha l’energia per lavorare nella sua complessità.

Appurata la difficoltà di espressione di noi stessi, pensiamo alla conoscenza e ci auspichiamo che vada meglio e magari che questa ci aiuti col primo punto.

Ognuno di noi pensa di conoscere se stesso, poi intraprende un nuovo progetto, una nuova esperienza, un nuovo imprevisto della vita e deve sorprendersi della novità che scopre di sé e ricalcolare la visione di sé.

Ognuno di noi allo stesso tempo, col proprio essere bipolare, si sorprende della propria confusione mentale e di non capire nemmeno se stesso.

Ognuno di noi nella stessa maniera fatica a dire totalmente con chiarezza ciò che pensa o nel momento in cui lo dice pensa “tanto non mi può capire” “tanto cosa può saperne lui/lei”.

Tutte queste cose sono vere. La conoscenza è fatta d’esperienza. Solo che ognuno di noi fa esperienza attraverso i propri cinque sensi, con il proprio intelletto, con la propria ragione e vissuto precedente, è la capacità di apprendere con l’intelletto l’insieme delle cose. Motivo per cui il linguaggio è stato inventato per comunicare e non per capirsi. Perché la stessa penna non sarà mai la stessa penna per due persone.

La nostra complessità neuronale ci porta questo favore, questa totale diversità individuale.

Allo stesso tempo ci porta la difficoltà di conoscerci realmente. Prova a pensare a quante informazioni hai? Di quanti processi potresti essere capace? Prova a pensare che la stessa variabilità sinaptica si modifica ogni volta e cambia, creando nuovi processi, come fai a starci dietro?

Puoi conoscerti si! Puoi esprimerti si! 

Hai la tua complessità ed individualità a tuo favore! Guardati allo specchio e urla “ma chi ti conosce?!”

Poi comincia la tua giornata e porta in ogni momento la possibilità di fare un’esperienza, sia materiale che mentale. Puoi fare un’esperienza nuova materiale anche in quella più abitudinaria, vivila come se fosse la prima volta e allenerai il tuo cervello ad essere stimolato, a recuperare le sue capacità, a sentirti non giudicato o in colpa perché non l’hai mai vissuta, non ne conosci le conseguenze

Puoi conoscere la tua complessità neurale con gli allenamenti mentali, col PMT (Program Meditation Training), questi stimolano un’attività sinaptica diversa di cui puoi diventare cosciente, togliendo l’abitudine soprattutto diventando capace di esperire senza dover fare l’esperienza materiale e reale della cosa. Scoprendo cose di te direttamente da un esercizio potendo poi usarle ed esprimerti nella giornata.

E’ proprio vero che “chi fa da sé fa per te”, non perché debba negare la collaborazione, ma anzi, chi fa sé, tende ad includere onestamente tutti, soprattutto se stesso. Metterà se stesso nella condizione di potersi comprendere ed esprimere, ammetterà di non essere eventualmente capace di farlo e considererà di fare lo stesso con chi ha di fronte. Ogni persona che cerca di conoscere ed esprimere se stesso sa che è un percorso lungo e senza fine, sa che è un processo fatto di costanti cambiamenti, un’impossibilità da raggiungere che si ottiene solo nell’adesso e finisce nel dopo ed accetta e accoglie che per gli altri è lo stesso

L’unico passo della conoscenza è la non conoscenza.

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